La ragazza unicorno by Giulia Sara Miori

La ragazza unicorno by Giulia Sara Miori

autore:Giulia Sara Miori [Miori, Giulia Sara]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Marsilio
pubblicato: 2024-03-18T14:42:43+00:00


* * *

In cella, tuttavia, ebbe una strana impressione. Qualcuno, ne era sicuro, doveva essere entrato. Il pavimento, infatti, era stato pulito in maniera meticolosa, e le coperte erano state ripiegate e riposte con cura. All’improvviso, senza ragione, pensò che non si lavava né si radeva da due settimane. Si annusò le ascelle: puzzavano di sudore. Si toccò la barba: era cresciuta, ma non gli importava più di tanto. La fame era diminuita. Gli fu servito il pranzo, che consisteva nella solita ciotola di riso freddo. Lo assaporò lentamente, senza avanzarne neanche un granello. Poi si avvolse nella coperta e usò l’altra come cuscino. Era esausto, e in effetti non riposava come si deve dal giorno del sequestro. Non appena ebbe posato la testa, si addormentò. Ma poco dopo si risvegliò bruscamente. Cos’è questo rumore?, si chiese, e balzò in piedi. Spalancò gli occhi e tese le orecchie. Eccolo, di nuovo… di nuovo quel rumore. Però non si trattava esattamente di un rumore. Era più un fruscio, come di foglie che si agitavano al vento. Forse sono le piume di un uccello, si disse, ma subito dopo si rese conto dell’assurdità di quel pensiero. Dentro la cella non c’erano uccelli. A dire il vero, non c’era anima viva, neanche una pianta. E fuori… Fuori esisteva un mondo che a lui non era più accessibile, ammesso che lo fosse mai stato. Alzò gli occhi, guardò la lampadina accesa. Che ore saranno?, pensò. Tra poco serviranno la cena… Gli venne da ridere, ma poi la sua stessa risata lo spaventò. Se perdo la testa è la fine… No… devo mantenermi lucido… Si guardò attorno, riprese a camminare lungo il perimetro della cella. Faceva freddo, un freddo insopportabile. Se solo potessi dormire… Almeno, quando dormo, il tempo passa in fretta. Tuttavia, per quanto fosse allettante, la seduzione del sonno era pericolosa. Devo restare sveglio, pensare, trovare un modo per uscire di qui. In fin dei conti, uscire era possibile. Certo, ma prima bisognava confessare. Confessare, sì… ma cosa? Io non ho fatto niente. A un tratto, gli venne in mente suo fratello. Possibile che davvero non l’avesse cercato? Chissà dov’era, cosa stava facendo. Probabilmente era ancora al lavoro, e a breve sarebbe uscito per tornare a casa da sua moglie e dai bambini. Quella parola, “casa”, gli faceva ormai uno strano effetto. L’aveva mai avuta, lui, una casa in cui non vedeva l’ora di tornare? Sì, con Adele, forse, ma era passato troppo tempo. Si sentì avvolgere da una cupa malinconia. Se era vero che nessuno lo stava cercando, nemmeno suo fratello, significava che non c’era una persona al mondo che sentisse la sua mancanza. E se nessuno sentiva la sua mancanza, allora… Che lui esistesse o no, a chi mai poteva importare?

Le tempie avevano ripreso a martellare. E quel silenzio, quel silenzio di morte… Il prigioniero sperava di sentire ancora quel fruscio che poco prima l’aveva fatto sussultare nel sonno. Si rannicchiò, ma nella cella regnava un silenzio irreale. Allora infilò la testa sotto la coperta.



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